Approfondimenti... Psicologia di prossimità

Per Psicologia di prossimità intendiamo la necessità, sempre più incalzante e fondamentale, di dialogare con i servizi presenti sul territorio, creando una rete che si occupi di Salute nel senso più ampio del termine, che possa fornire risposte ai bisogni molteplici che il singolo ed il collettivo esprimono.

Tale concetto deriva dagli innumerevoli studi che confluiscono nella Psicologia di Comunità, disciplina che studia le continue interazioni tra l'individuo e la comunità in cui è inserito, col fine di conoscere, pianificare e attuare cambiamenti per migliorare la qualità della vita.

Difatti, è proprio la Comunità che dovrebbe porsi come luogo di promozione della partecipazione attiva delle persone che vi abitano, garantendo servizi e opportunità, affinché ciascuno possa scegliere per sé, nella direzione del benessere personale e, conseguentemente, sociale.

Uno degli elementi rilevanti per lo sviluppo dell’uomo è l’accesso al  sostegno,ovvero l’insieme di risorse che fanno parte dell’individuo, dei gruppi di appartenenza e della comunità allargata a cui una persona potrebbe ricorrere in momenti di necessità.

Nello specifico, avremo le risorse messe in campo dalla comunità, nella forma di istituzioni o organizzazioni che forniscono servizi volti a far fronte alle esigenze della società (anche dette, risorse “formali”), dall'altro lato, avremo le risorse che il singolo individuo possiede, soprattutto nella forma di risorse relazionali, nonché il supporto dalla rete informale come quella familiare, amicale, lavorativa...

In questa dialettica costante, le risorse sia formali che informali e la possibilità di accedervi e poterne usufruire diventano un aspetto fondamentale nel rendere gli individui protagonisti nella gestione del proprio Diritto alla Salute e nell’assumere uno stile di vita soddisfacente.

Come celebra la Carta di Ottawa (1986), documento di riferimento per lo sviluppo di politiche orientate alla salute, «la responsabilità per la promozione della salute è condivisa tra i singoli, i gruppi della comunità, gli operatori sanitari, le istituzioni e i governi». Nello specifico, «la promozione della salute agisce attraverso una concreta ed efficace azione della comunità nel definire le priorità, assumere le decisioni, pianificare e realizzare le strategie che consentano di raggiungere un migliore livello di salute. Lo sviluppo della comunità attinge alle risorse umane e materiali esistenti nella comunità stessa per aumentare l’auto-aiuto e il supporto sociale e per sviluppare sistemi flessibili che rafforzino la partecipazione e la direzione pubblica sui temi della salute» (Carta di Ottawa, 1986).

In quest'ottica, i servizi psicologici, nonostante svolgano un ruolo fondamentale nel percorso verso un benessere soggettivo, non bastano sempre a soddisfare le necessità del singolo.

La Rete di Psicoterapia Sociale intende confrontarsi, nel quotidiano del proprio operato, con diverse figure professionali (medici di base, fisioterapisti, nutrizionisti, avvocati etc) e dialogare con le numerose realtà presenti sul territorio (associazioni, cooperative, istituzioni...) partecipando attivamente a progetti e iniziative che supportano un'idea di Salute come sviluppo delle capacità del singolo e della comunità (“robe da matti”, “rete sostenibilità e salute”...).

Integrare e far dialogare la Psicologia con altri servizi alla persona, dislocati sul territorio, stimola le risorse e le potenzialità dell'individuo, pone le basi per creare un senso personale di efficacia e competenza (a partire dalle proprie risorse personali), rompe il senso di isolamento che spesso riverbera, genera un senso di sicurezza fondato sulla percezione del sostegno proveniente dalla comunità (risorse relazionali informali e formali), rendendo il soggetto attivo ed in grado di prendersi cura di sé.

Risulta necessario che i servizi inerenti la salute, inclusa la psicologia, non rimangano chiusi nei propri studi, ma si rendano disponibili alla collaborazione con altri professionisti, per costruire un percorso di presa in carico condiviso, in cui il singolo, adeguatamente informato e responsabile (“patient empowered”), possa avvalersi della ricchezza di diverse e specifiche competenze, in cooperazione.

Per concludere, la psicologia di prossimità pone la “rete” come vera e propria metodologia di intervento e uno dei fini è proprio quello di attivare e sostenere lo sviluppo delle capacità dei singoli e della comunità di reperire, attivare e far circolare risorse al suo interno. In tal modo, sarà possibile creare “contesti capacitanti”, ovvero contesti in grado di porre gli individui nelle condizioni di esprimere le proprie capacità, potenzialità e garantirne il benessere.

 

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Bibliografia

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Brown R. (2000) Psicologia sociale dei gruppi, Il Mulino.

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Di Maria F. (2005) Psicologia per la politica. Metodi e pratiche, FrancoAngeli.

Folgheraiter F. (2002) L’utente che non c’è. Lavoro di rete e empowerment nei servizi alla persona, Erickson.

Lavanco G., Novara C. (2006) Elementi di psicologia di comunità, McGraw-Hill.

Maguire L. (1994) Il lavoro sociale di rete. L’operatore sociale come mobilizzatore e coordinatore delle risorse informali della comunità, Erickson.